Stando a quanto riporta il sito americano Axios, il presidente americano Donald Trump, durante un incontro con i principali funzionari della sicurezza nazionale, ha affermato quanto segue:
Gli uragani cominciano a formarsi al largo delle coste africane. Mentre si muovono attraverso l’Atlantico, lanciamo una bomba atomica dentro l’occhio dei cicloni e distruggiamoli prima che tocchino terra. Perché non possiamo farlo?
Lo stesso Trump ha poi risposto con un Tweet, dicendo di non aver mai detto quella frase, e che si tratta di una Fake News
Chi sta mentendo? Il presidente degli stati uniti, non è nuovo ad affermazioni del genere, tant’è che nel 2016 avrebbe suggerito questa radicale soluzione al problema uragani.
Inutile dire che questa non è una buona idea, anche perché non funzionerebbe! Un idea simile era già comunque venuta fuori negli anni 50.
In un discorso tenuto al National Press Club l’11 ottobre 1961, Francis W. Riechelderfer, capo dell’Ufficio meteorologico degli Stati Uniti, dichiarò di poter “immaginare la possibilità di far esplodere una bomba nucleare su un uragano lontano in mare”.
Si può fare veramente?
Come afferma uno studio condotto dalla NOAA, l’ostacolo chiave è la quantità di energia richiesta.
Il rilascio di calore da un uragano equivale a una bomba nucleare da 10 megatoni che esplode ogni 20 minuti.
Per ridurre un uragano di Categoria 5 in un uragano di Categoria 2 , sarebbe necessario aggiungere circa mezza tonnellata di aria per ogni metro quadrato all’interno dell’occhio, o un totale di poco più di mezzo miliardo (500.000.000) tonnellate per un occhio di 25 miglia di diametro. È difficile immaginare un modo pratico per spostare così tanta aria.
La Normativa cosa dice in merito?
A Livello legislativo inoltre, il diritto internazionale lo proibisce.
Il trattato sulle esplosioni nucleari pacifiche, firmato e ratificato dagli Stati Uniti nel 1990, limita la produzione di armi a fini non militari a 150 kilotoni, un riconoscimento formale del fatto che non si può combattere contro Madre Natura, specialmente con armi nucleari.
Fonti NOAA, National Geographic