L’inquinamento di plastica del ghiaccio dell’Antartide è stato dimostrato per la prima volta da uno studio di un team dell’università della Tasmania(divisione del dipartimento dell’agricoltura, acqua e di sviluppo del governo australiano) sul Marine Pollution Bulletin
Per la prima volta infatti è stata ritrovrata anche qui. La lontananza dell’Antartide dalle aree sviluppate non le ha consentito dal salvarsi da un inquinamento globale ormai sempre piu’ frenetico.
Il nucleo di ghiaccio analizzato aveva una media di quasi 12 particelle di microplastica per litro. Sebbene questa concentrazione sia in misura minore rispetto a quello Artico, i 14 tipi di polimeri identificati sono solo leggermente inferiori
L’ autrice dello studio Anna Kelly fa notare come i polimeri microplastici dell’Antartide erano pero’ piu’ grandi di quelli ritrovati al polo nord, il che potrebbe indicare fonti di inquinanti locali. La plastica ha meno tempo per rompersi in fibre piu’ piccole rispetto a quelle trasportate su lunghe distanze dalle correnti oceaniche.
Le fonti locali potrebbero rifersi da abbigliamento e le attrezzature di turisti e ricercatori, mentre le fibre di vernice a materiali utilizzati nel settore nella pesca.
Conclude dicendo che il ghiaccio marino ha un potenziale per costituire un serbatoio importante per l’inquinamento da microplastiche nell’Oceano Antartico. Invece di affondare, l’intrappolamento nel ghiaccio le consente di vivere di piu’ lungo la superficie del mare e rendendola così disponibile per il consumo di organismi marini.
Una creatura marina che si puo’ nutrire di questo è il krill e di conseguenza ai predatori marini piu’ alti nella catena alimentare.
Vale la pena ricordare che il campione di ghiaccio analizzato nell’est dell’Antartide potrebbe aver ben minor concentrazioni di plastiche rispetto a quelli nelle aree occidentali dove abbiamo la maggior parte di turismo , stazioni di ricerca e traffico marittimo.