Le acque attorno alla Grande barriera australiana sono sempre più calde, l’aumento delle temperature era già iniziato nel Dicembre dello scorso anno.
I danni che rischia di subire questo fragile ecosistema e molto ricco di biodiversità sono incalcolabili.
Secondo un rapporto pubblicato dal governo australiano, il 91% dei coralli ha subìto uno sbiancamento a causa dei cambiamenti climatici, le alte temperature e l’inquinamento.
Troppe le ondate di calore negli ultimi anni: lo sbiancamento difatti ha presso avvio difatti in concomitanza della prima ondata nel 2016.
Sono state analizzate oltre 700 scogliere, tra Settembre 2021 e Marzo 2022. Lo sbiancamento avviene quando il corallo è stressato dalle temperature alte e sopra la media. Il corallo espelle l’alga fotosintetica con cui convive, lo alimenta e gli conferisce gli splendidi colori.
E’ la prima volta che la Grande barriera corallina australiana viene colpita così duramente, anche in presenza del fenomeno della La Niña che mitigherebbe le temperature delle acque.
Lo sbiancamento dei coralli tropicale risale alla fine degli anni ’80, seguito dal primo grave evento a livello globale nel 1998. Nel 2008 con il “Simposio Internazionale” sulle barriere coralline gli scienziati raccomandavano di ridurre e contenere le emissioni di gas serra.
Risultato: nessun taglio o riduzione, anzi vi è stato un aumento a livello globale.
Dati che verranno portati al World Heritage Committee dell’Unesco, che si terrà in Cina tra il 19/30 Giugno. Il Comitato che si riunisce annualmente dovrà stabilire se inserire la Grande barriera corallina australiana nella lista dei siti mondiali in pericolo.
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