L’artico in questo anno 2020 vede una situazione molto difficile, che inizia già con l’estate da record dove si sono raggiunti valori di temperatura mai registrate da quando si eseguono le rilevazioni e con una estensione della banchisa che ha toccato un record negativo di -41%.
Per essere precisi tra il 13 e il 15 settembre 2020, classificandosi come la seconda minor estensione degli ultimi 40 anni. Il record assoluto, risale invece al 16 settembre 2012. Un record non eguagliato per poco, pensate che il record assoluto vanta una differenza di 369.000 kmq rispetto ai 3,7 milioni di chilometri quadrati di estensione registrati nel 2020, contro una media di 6,2 milioni.
Ad oggi che la notte artica è già cominciata, il ghiaccio Artico, specie nella zona di fronte alla Siberia, fatica a formarsi e a ritornare in media, come si evince anche dalla seguente immagine grafica, che ci mostra estensione del ghiaccio artico in ottobre-dicembre per anno.
Cosa succede se il Ghiaccio Artico non si riformasse?
Una domanda molto difficile a cui dare una risposta valida, in quanto tutto ciò che sta accadendo sul Polo Nord non ha precedenti né come entità, né come rapidità.
Quindi non è chiaro cosa possa accadere, per ritrovare una situazione simile è necessario andare indietro di 125.000 anni, durante l’interglaciale Eemiano, periodo che però presentava caratteristiche astronomiche totalmente diverse rispetto ad oggi.
Si ipotizza però che con il peggiorare degli effetti a seguito dei cambiamenti climatici, potremmo andare incontro ad una estremizzazione del clima invernale, con brevi, intense e circoscritte ondate di freddo, alternate a fasi molto miti anche perturbate.
Altre ipotesi, vedono una sempre più frequente stagnazione climatica, con il VP (Vortice Polare) che tenderà a mantenersi sempre più compatto, favorendo così l’avanzata di alte pressioni verso le medie latitudini.
Puoi monitorare la situazione dei ghiacci polari a questa pagina (APRI).
Fonti riferimento: Lamma, Climate Reanalyzer.org