La crisi idrica che sta vivendo la nostra Penisola accomuna buona parte del Globo, stagioni con poche precipitazioni e temperature spesso sopra le medie stagionali.
Le Regioni settentrionali devono fare i conti con una siccità estrema, ” la peggior crisi idrica da 70 anni.
La portata dei fiumi si è ridotta del 70%, mentre il cuneo salino lungo il fiume Po è risalito per 30 killometri.
Lo Stato di Israele nonostante la scarsità di risorse idriche è riuscito a risolvere il grave problema dell’oro bianco, ponendosi come uno dei Paesi più innovativi del settore nonostante che abbia a disposizione risorse idriche molto limitate. Il “Metodo Israele” e molto lungimirante..
L’eccezionale inventiva dello Stato di Israele prende linfa da un sistema molto efficiente, resiliente e sempre in evoluzione. Lo dimostra anche un report pubblicato da ISRAEL21c, organizzazione senza scopo di lucro composta da creatori di studio e giornalisti.
Innanzitutto si parte dal lontano 1959 con il progetto “National Water Carrier of Israel“, una fitta rete di tubi che trasporta l’acqua dolce dal Kinneret, il Mare di Galilea al resto del Paese.
Concluso nel 1964 è composto da un vasto sistema d’irrigazioni a goccia, che riduce lo spreco dell’acqua dolce dal 55 al 5%.
Sistema molto efficace che si pensa di estenderlo anche alle colture di riso, con il sistema a pioggia si conta di ridurre il consumo del 70%.
Efficace è stata da un idea di un imprenditore che nel 2009 creò un generatore che raccoglie la condensa atmosferica, la filtra e di seguito viene trasformata in acqua potabile.
Uno di questi generatori è stato installato in campo profugo siriano ed è in grado di produrre 6mila litri di “oro” bianco.
Per quanto riguarda gli sprechi lo Stato di Israele è all’avanguardia: attraverso un software l’intera rete idrica è controllata a “vista “, rilevando le perdite anche attraverso dei sensori posti lungo il tracciato idrico.
Nonostante la siccità, le precipitazioni sempre più scarse, lo Stato di Israele produce il 20% in più di acqua che consuma.
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