Incenerire un rifiuto in un impianto apposito è ben diverso da quello che avviene durante una combustione accidentale o casalinga.
Innanzi tutto negli impianti sono mantenute temperature altissime (superiori agli 850°C) all’interno della camera di combustione, per evitare la formazione di composti tossici come le diossine.
Qualora la temperatura si abbassasse, entrerebbero in funzione bruciatori ausiliari a metano per mantenere sempre l’impianto a regime termico.
Il processo di combustione lascia un residuo, le ceneri, molto meno voluminoso del rifiuto in ingresso e con una massa mediamente inferiore del 70%.
Da una tonnellata di rifiuto otteniamo quindi circa 300kg di ceneri, destinate adesso ad uno smaltimento in discariche controllate.
Le polveri emesse nella combustione sono intercettate in più stadi di filtrazione ed i gas sono sottoposti a lavaggio.
In atmosfera sono rilasciate, oltre al vapore acqueo, quantità di inquinanti infinitesime rispetto a quello che si avrebbe se bruciassimo petrolio per ottenere la medesima quantità di energia elettrica e termica.
Le migliorie dal punto di vista tecnologico e la grande attenzione nei controlli hanno fatto letteralmente crollare a livelli trascurabili l’impatto dell’incenerimento nell’emissione di diossine su scala nazionale (dal 19% nel 1990 siamo passati a meno dello 0,02%, di contro al 4,4% dell’impatto veicolare per esempio), per gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) dal 1990 ad oggi c’è stato un calo dallo 0,14% allo 0,04% e così via per una lunga serie di inquinanti (dati facilmente consultabili negli archivi forniti da ISPRA).
Le emissioni dei camini sono controllate, ovviamente, in continuo ed in media si assestano su valori di IPA, diossine, metalli e composti organici decine o centinaia di volte inferiori a quelli imposti dai limiti di legge.
La qualità dell’aria intorno agli impianti è, ed è stata, monitorata a lungo; spesso non si riesce ad attribuire alcun tipo di impatto ad un inceneritore mentre i maggiori responsabili d’inquinamento sono rappresentati dal traffico veicolare, dagli impianti di riscaldamento e dalle combustioni di biomassa (caminetti, stufe, incendi boschivi, fuochi, barbecue).
Per maggiori informazioni, sul sito www.airuse.it si possono trovare dati relativi a studi condotti in varie città dell’area mediterranea.
Per dati su scala continentale, nello “European Union emission inventory report 1990-2016” dell’EEA (European Environmental Agency), sono passati in rassegna i vari contributi alle emissioni in atmosfera, analizzando le tendenze interannuali e puntualizzando su ogni specifica categoria di inquinante. (Vedi Documento)
Fonti
Questo post è stato modificato il 29 Novembre 2018 13:28
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