Il 30 dicembre 2002, un evento drammatico colpì le coste dell’isola di Stromboli e si estese fino alla Calabria e alla Sicilia: un maremoto generato da una frana provocata dall’eruzione del vulcano Stromboli. Questo evento rappresenta uno dei fenomeni naturali più significativi della storia recente delle Eolie, sottolineando la pericolosità delle dinamiche vulcaniche dell’area.
L’eruzione dello Stromboli e l’origine del disastro
L’eruzione ebbe inizio il 28 dicembre 2002, caratterizzata da una fase effusiva, durante la quale il magma fuoriuscì dal vulcano sotto forma di fiumi di lava lungo il pendio della Sciara del Fuoco. La bocca eruttiva si trovava a un’altitudine insolitamente bassa, circa 500 metri sul livello del mare, un aspetto che influenzò notevolmente l’evoluzione dell’attività vulcanica.
La discesa della lava lungo la Sciara del Fuoco comportò una riduzione progressiva del flusso lavico e la cessazione temporanea dell’attività stromboliana, caratterizzata dall’espulsione intermittente di scorie incandescenti, lapilli e gas. Tuttavia, questa apparente “calma” era solo il preludio di un evento di ben maggiore portata.
La frana e il maremoto
Il 30 dicembre, due giorni dopo l’inizio dell’eruzione, una frana imponente coinvolse circa 16 milioni di metri cubi di materiale vulcanico, che si staccarono improvvisamente dal pendio della Sciara del Fuoco, precipitando in mare. L’impatto della frana con l’acqua generò un maremoto che scatenò onde alte fino a 10 metri.
Le onde colpirono duramente le coste di Stromboli, causando danni significativi alle infrastrutture locali e ferendo diverse persone. Ma il fenomeno non si fermò lì: il maremoto si propagò rapidamente attraverso il Mar Tirreno Meridionale, raggiungendo le altre isole Eolie e arrivando fino alle coste della Calabria e della Sicilia.
Le conseguenze e le lezioni apprese
L’evento del 2002 ha evidenziato la vulnerabilità delle comunità costiere alle dinamiche vulcaniche sottomarine. Sebbene il maremoto non abbia provocato vittime, l’impatto sulle infrastrutture e sull’economia locale fu rilevante. Inoltre, l’evento servì come monito per migliorare i sistemi di monitoraggio e allerta precoce.
Le autorità italiane, con il supporto della comunità scientifica, hanno successivamente implementato sistemi di sorveglianza avanzati sul vulcano Stromboli e nelle aree limitrofe. Questi includono il monitoraggio costante della Sciara del Fuoco e l’analisi dei parametri geofisici e geochimici, per individuare tempestivamente segnali di potenziali eventi franosi o eruttivi.