Condividiamo le parole espresse dal Meteorologo Filippo Thiery, in merito ad alcuni fatti “strani”, che vengono troppo spesso attribuiti ai cambiamenti climatici..
Ennesimo, sconfortante esempio di come i cambiamenti climatici siano spesso chiamati in causa a sproposito, svilendoli regolarmente ad argomento pretestuoso e strumentale, nel grande calderone dell’informazione dozzinale, quando invece sono una problematica gravissima e globale della nostra era, ma non per questo possono essere chiamati in causa sempre e comunque, come motivo e ragione prima di qualsiasi evento o fenomeno, meteorologico o biologico che sia… mettendosi, in questo modo, sullo stesso piano di pochezza scientifica e disonestà intellettuale di chi li nega, o di chi nega che siano dovuti alle attività umane.
I fatti: intorno a metà gennaio, lungo le coste algheresi della Sardegna e quelle toscane dell’Elba, è stata avvistata un’alta concentrazione di meduse, della specie Pelagia noctiluca, giunte in gran numero a spiaggiarsi da quelle parti.
La reazione dei media (supportati, e mi mette molta tristezza doverlo rilevare, da un’autorevole associazione del mondo ambientalista, il che mi fa molta rabbia perché svaluta ingiustamente l’immagine di quest’ultimo) la potete leggere nei titoli qui sopra.
APRITI CIELO, è il segno evidente della “tropicalizzazione del Mediterraneo”, è colpa del “riscaldamento anomalo delle acque che allunga il periodo di permanenza” di questa specie, del resto che vi aspettate, il 2018 è stato il quarto anno più caldo a livello globale (vero), il riscaldamento globale sta accelerando a ritmi sempre più preoccupanti e irreversibili (vero), gran parte del calore in accesso è assorbito dagli oceani che globalmente sono sempre più caldi (vero), è per questo motivo che troviamo le meduse in inverno (bufala)!
Sarebbe bastato interpellare un esperto di biologia marina, per verificare la consistenza di questa correlazione, prima di spararla nei titoli e negli articoli di tutti i giornali.
Bene, Geo lo ha fatto nella puntata di mercoledì 23 gennaio, ospitando in studio il prof. Ferdinando Boero (esperto sugli ecosistemi marini), il quale ha spiegato che, in realtà, questo tipo di fenomeni di risalita dalle acque profonde (non solo delle meduse ovviamente, ma di tutta la rete alimentare a partire dal Fitoplancton, e a ruota degli altri livelli trofici, comprese queste Pelagiche) avvengono massicciamente proprio quando in superficie fa FREDDO, e la temperatura lungo la colonna d’acqua è quindi più uniforme, permettendo l’attivazione di questa sorta di “ascensori” dalle profondità marine alla superficie.
Il riscaldamento di quest’ultima, al contrario, porta a una stratificazione dei vari livelli del mare e quindi inibisce (ovvero rende meno importanti e meno frequenti) i processi verticali e gli associati fenomeni di risalita dai canyon sottomarini.
Il fatto che, nella nostra percezione, associamo gli avvistamenti di meduse al caldo, è perché in estate facciamo il bagno e ci pungono, ma in realtà sono fenomeni che iniziano proprio in inverno, e avvengono grazie alle temperature dei mesi più freddi (quelle che ci pungeranno la prossima estate, quindi, sono quelle che nasceranno dalla riproduzione di queste che sono salite in superficie ora, e saranno poi trasportate in giro dalle correnti).
Per cui, dal punto di vista del riscaldamento globale e della conseguente anomalia termica dei nostri mari, dobbiamo preoccuparci quando in inverno NON vediamo le meduse, non quando ne vediamo tante, evento che in questo caso è fortunatamente avvenuto, ma che a causa del riscaldamento rischia di avvenire sempre meno!
Non mi stancherò mai di ripetere che chiamare in causa a sproposito il Global Warming per ogni temporale, ogni nevicata, ogni raffica di vento, ogni ondata di freddo o di caldo, ogni banco di meduse, ogni starnuto di fenicottero…
e abbassare quindi il livello di serietà e correttezza del dibattito scientifico presso il grande pubblico, non porta affatto un buon servizio alla cruciale causa dell’adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, ma al contrario sposta il dibattito su toni e contenuti di livello assolutamente antiscientifico, che quindi fanno solo il gioco di chi con la Scienza ha ben poco a che vedere, a partire dai negazionisti climatici.
Ma a giudicare da quello che si legge in giro, siamo in pochi – temo – a pensarla così.