Ore 02:30 le fognature sotto la forte pressione dell’Arno iniziarono a saltare. Molti fiorentini, cercarono di sgomberare gli scantinati e si rifugiarono ai piani più alti.
Ore 04:00 l’Arno invade il Lungarno Benvenuto Cellini, la massa d’acqua si incanala via dei Renai sommergendo una larga parte dell’Oltrarno storico, fermandosi solo a Soffiano ed alle porte di Scandicci.
Ore 05:00 Il Bisenzio altro affluente del fiume Arno, esonda a San Mauro a Signa e sulla parte meridionale del comune di Campi Bisenzio.
A Firenze invece, l’Arno straripa anche nella zona del Lungarno Acciaioli e di quello alle Grazie, mentre nel resto della città l’acqua è a filo delle spallette.
Ore 05:30 Sette persone perdono la vita a Reggello dove il torrente Resco esonda a seguito di una frana.
Ore 06:50 cede una spalletta di Piazza Cavalleggeri e l’acqua dell’Arno si abbatte sulla Biblioteca Nazionale Centrale e sul quartiere di Santa Croce.
In quella notte a Firenze caddero tra i 180 e i 200mm. L’idrometro, prima di andare distrutto, segnalò 8,69 metri.
Quando si parla dell’Alluvione del 1966, si pensa subito al centro storico di Firenze, ma in realtà come abbiamo visto, a subire i danni fu l’intero bacino dell’Arno, sia a monte sia a valle della città.
A Firenze le acque allagarono vari quartieri della città, come si vede dal filmato, mentre le campagne circostanti rimasero allagate per giorni e vari comuni rimasero isolati.
Anche la città pisana non fu risparmiata, infatti, la notte del 4 novembre, l’Arno provocò ingenti danni alla città con il crollo dello storico ponte Solferino, ricostruito solo alcuni anni dopo.
Pisa si poté comunque considerare “miracolata” in confronto alla distruzione che il fiume portò.
Nella provincia di Pisa, a Pontedera, la popolazione visto l’accaduto di Firenze era in apprensione.
La mattina del 4 Novembre l’Arno inizia a tracimare, le spallette del fiume lungo la Tosco-Romagnola cominciano a cedere e si teme una rottura imminente all’altezza di via Saffi.
Ma non avvenne, Pontedera venne però allagata dall’altro fiume e affluente dell’Arno che attraversa la città, l’Era.
Alle 14:30 l’Era rompe gli argini in località Montagnola allagando gran parte della città.
Cosa è stato fatto per ridurre il rischio?
Dopo il 1966, nel tratto fiorentino dell’Arno vennero abbassate le platee fra Ponte Vecchio e Ponte Santa Trinita e furono rialzate le spallette, permettendo di aumentare la capacità di transito dell’acqua da 2400 metri cubi al secondo fino 3000/3500 metri cubi al secondo.
A monte di Firenze, sul fiume Sieve è stata costruita la diga di Bilancino (finita al centro dello scandalo per le pietre d’oro, proprio una mia inchiesta su La Nazione fece scattare le indagini della magistratura, seguite da arresti e processi) con una capacità d’invaso fino a 80 milioni di metri cubi d’acqua. Ma la sua utilità è principalmente quella di riserva idrica.
Dal punto di vista della difesa idraulica risulta infatti costruita troppo in alto e quindi in grado di raccogliere l’acqua solo di pochi affluenti della Sieve.
A Pontedera, la Regione Toscana ha provveduto, intorno alla prima metà degli anni Ottanta, alla sistemazione dello Scolmatore, ossia il canale che ha il compito di deviare l’Arno verso il Calambrone, mettendo così al riparo Pisa dalle grandi piene.
Ma da anni lo Scolmatore era stato lasciato privo di manutenzione, a quanto pare per un non risolto conflitto di competenze.