Spesso parliamo di “cambiamenti climatici” soffermandoci sui problemi più immediati ed evidenti che si riscontrano per lo più a scala globale: scioglimento dei ghiacciai (con lento e progressivo innalzamento del livello dei mari), fenomeni estremi sempre più frequenti, desertificazione diffusa ecc…
Tuttavia, rimanendo nel nostro territorio, è doveroso aggiungere qualche informazione che spesso ci dimentichiamo: gli effetti locali sono pericolosissimi e spesso – oserei dire quasi sempre – vengono trascurati!
Aumento dei tumori dovuti all’incremento di PM 10 e PM 2,5 negli strati bassi troposferici
In Italia, come nel resto d’Europa, le fasi alto-pressorie sono sempre più frequenti e prolungate.
Queste vengono interrotte di rado da qualche intensa perturbazione atlantica, che con la quantità di calore nei bassi strati attuale spesso sfocia in fenomeni violenti e localmente distruttivi, con perdita di vite umane e di patrimonio naturale
Tuttavia anche le fasi alto-pressorie stesse possono essere pericolosissime: il particolato atmosferico naturale e antropico (PM 10 e PM 2,5) tende infatti ad adagiarsi nei bassi strati troposferici durante le fasi alto-pressorie prolungate, aumentando sensibilmente il rischio di tumori polmonari e leucemie.
Le pioviggini dovute a nebbie o nubi basse, inoltre, possono far penetrare questi elementi cancerogeni nei suoli, in modo tale che quest’ultimi possono essere ricevuti in tempi anche non troppo lunghi dai suoli e dunque dalla frutta e verdura che coltiviamo e mangiamo (senza trascurare i capi di bestiame che si nutrono di questi prodotti del suolo).
Agricoltura, allevamento e… turismo. Quello che c’è da sapere!
Oltre a quanto appena scritto è ovvio ribadire che fasi alto-pressorie prolungate sono collegate a periodi siccitosi prolungati anche in aree agricole importanti.
Non è solo per la siccità, tuttavia, che i raccolti vengono messi in ginocchio: innanzitutto maggiore calore nei bassi strati è sinonimo di maggiore spinta convettiva e dunque fenomeni grandinigeni sempre più violenti e frequenti, poi ricordiamo che un terreno più secco è più propenso a forti inversioni termiche anche a bassa quota e anche in primavera inoltrata: due fattori rischiosissimi per il nostro settore primario.
Oltre a questo non va mai dimenticato che il rischio incendi è sempre maggiore, ma come mai abbiamo citato il turismo?
Il territorio italiano gode di una varietà stupenda di flora e di fauna che da decenni attrae i turisti di tutto il mondo.
Il cambiamento climatico in atto sta fortemente rimescolando le carte in tavola: quella che stiamo vivendo potrebbe essere definita una nuova ecologia!
Un qualcosa che nel giro di pochi anni potrebbe non avere più un’identità…
Non basta già il crollo economico registrato nel settore sciistico?
Falde acquifere sempre più scarse e inquinate…
Piogge più intense ma sporadiche così come ghiacciai sempre più carenti non possono che far pensare ad una riduzione sensibile della portata dei nostri corsi d’acqua.
Tutto questo, anche se spesso viene trascurato, si palesa anche nella perdita di acqua nelle nostre falde acquifere, che non sono attualmente sufficienti per il normale approvvigionamento idrico.
E’ chiaro che un territorio come il nostro, anche per motivi agricoli, ha bisogno di un grande contenuto d’acqua, ma è ancora più chiaro che la concentrazione del particolato atmosferico che infiltra nelle falde è sempre maggiore!
Considerando che le riserve idriche sotterranee sono sempre più misere sarà sempre più facile ingerire elementi cancerogeni di natura atmosferica, col rischio di tumori anche per il sistema digerente!
Se questo non vi basta non dimenticatevi che una diminuzione del livello piezometrico delle falde acquifere (sia naturale che antropico) può portare a fenomeni di subsidenza e indebolimento dei suoli, col rischio di crolli improvvisi anche in aree pianeggianti.
Siete ancora convinti che la pioggia, la neve, il vento ecc… siano inutili?