Perchè è complesso prevedere la Neve in Pianura?

La Storica Nevicata del Febbraio 2012
Foto da Livornot by Andrea Dani

Quando si parla di temperature basse si da per certo che nevicherà anche in pianura, ma non è sempre così, e questo rende complesso prevedere la Neve in Pianura.

Facendo riferimento ad un importante contributo condiviso nel 2017 dal Meteorologo Andrea Corigliano, vediamo quali sono i principali fattori che entrano in gioco in una previsione di neve.

La Storica Nevicata del Febbraio 2012

Prevedere una nevicata in pianura non è facile abbiamo detto, poiché spesso il quadro meteorologico previsto si rileva molto complesso con numerosi fattori che devono incastrarsi in modo davvero certosino per permettere la caduta della neve al piano.

Tra questi fattori possiamo elencarli di seguito, dobbiamo considerare:

L’arrivo di una massa d’aria che è particolarmente fredda soprattutto in quota, mentre nei bassi strati, questa si scalderà man mano che viaggia verso latitudini sempre più meridionali.

Bisogna tenere conto che il raffreddamento della colonna atmosferica dipende dall’intensità della precipitazione, per cui solo dove quest’ultima sarà continua e almeno moderata è più probabile che si verifichi un trasporto più organizzato dell’aria fredda presente in quota verso i bassi strati, tale da determinare condizioni di omeotermia intorno allo zero gradi affinché le condizioni ambientali diventino ideali per mantenere integro il fiocco di neve fino al piano.

Bisogna tenere conto della secchezza iniziale dell’aria all’interno della colonna perché, se anche nella fase di avvio della precipitazione la temperatura dei bassi strati atmosferici dovesse essere anche di pochi gradi al di sopra dello zero, l’iniziale fusione dei fiocchi in ambiente con temperatura positiva abbasserebbe la temperatura stessa fino a portarla intorno allo 0 °C: in pratica, il fiocco di neve per fondere ha bisogno di calore e questo calore viene sottratto all’aria, con conseguente diminuzione della temperatura.

Questo parametro di chiama “temperatura di bulbo umido”: se è minore o uguale a zero, allora la precipitazione assume carattere nevoso, altrimenti è pioggia.

Bisogna tenere conto della tempistica relativa al sopraggiungere della copertura nuvolosa: se il cielo si copre al mattino, dopo una notte serena che ha agevolato il raffreddamento dei bassi strati, allora lo stato termico dei bassi strati è certamente più favorevole al mantenimento di condizioni “pro neve al piano”; al contrario se l’aumento delle nubi si ha in serata o durante la notte la perdita di calore verso lo spazio viene schermato dalle nubi stesse e quindi l’aria si raffredda di meno: bastano allora anche 1-2 °C in più per… rompere l’incantesimo.

Bisognerebbe anche considerare una certa “imprevedibilità” connessa alle condizioni instabili che si possono creare in condizioni di irruzione di aria artica e che possono sfuggire alla modellistica numerica: vale a dire che la localizzazione spazio-temporale dei fenomeni è realistica, ma è meno realistica rispetto ad una situazione che i modelli stessi riuscirebbero a inquadrare con maggior facilità. Insomma, ci sarebbe da giocare anche una sorta di “carta jolly”.

Può capitare che si eviti di sciogliere la prognosi su una possibile nevicata anche per questi motivi, se non siamo proprio sotto data.

Ciò non significa che ad un passo dal probabile evento, avremo “certezze” (questo sarà impossibile), ma vorrà dire che sicuramente avremo ridotto al minimo (almeno si spera) l’errore legato ad una previsione così delicata come quello della neve in pianura, considerando che avremo dati migliori.

COSA FARE IN CASO DI NEVE? Clicca Qua Alcuni utili comportamenti che ci consiglia la protezione civile per non rimanere impreparati.

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