Alleghiamo di seguito l’interessante analisi elaborata da Alberto Gobbi riguardo il presunto tornado (Tromba d’aria, ricordiamo sono sinonimi), avvenuto lo scorso 24 Maggio 2022 ad Asigliano Vercellese.
Fenomeno che sarà aggiunto al nostro archivio e che le seguenti informazioni aiutano a fare chiarezza sull’accaduto e classificare con maggior esattezza il fenomeno.
Nelle seguenti immagini, tratte dal video di Dean Gill, vediamo i vari stadi assunti dal tornado: stage 1 tornado “one-cell vortex” a struttura laminare, stage 2 tornado “two-cell vortex” con probabile “vortex breakdown” in corrispondenza della discontinuità nel diametro dell’imbuto, stage 3 fase di indebolimento “rope tornado” con disassamento del vortice.
La durata del tornado, in base alla presenza della debris cloud, può essere stimata in poco meno di 2 minuti.
L’imbuto di primo acchito è apparso più simile a una inflow tail (premesso che un funnel non necessariamente compare con le pareti “lisce”), tuttavia non era una nube a coda poiché come detto ha subito in poco meno di un minuto una “verticalizzazione” nella sua porzione inferiore, una variazione nella forma e soprattutto nel diametro lungo lo sviluppo verticale nonché un disassamento del vortice verso lo stadio rope, inoltre la debris cloud si collocava sulla proiezione verticale del funnel e anche la forma stessa della nube di detriti suggerisce un flusso laminare vorticoso.
Oltretutto l’imbuto è comparso nell’area di inflow della supercella con un’occlusione mesociclonica in corso e tail cloud a destra del vortice innestata nella wall cloud, mentre il fronte avanzante del RFD si collocava sulla sinistra dell’immagine.
Per cui nel caso in esame si possono escludere sia dei semplici fractus aspirati dal mesociclone sia la presenza di una nube di detriti sollevata dal RFD in quanto vi era un moto di risucchio sotto il funnel e la debris cloud rimaneva sotto lo stesso senza essere spinta all’esterno come nel caso dei gustnado.
Se ne può dedurre che l’interazione tra l’umidità trasportata nei bassi strati dall’outflow in uscita dalle celle più a nord e il vento in risalita da sud abbia favorito la tornadogenesi, sostenuta dalle convergenze al suolo e da un inflow sufficientemente umido, elementi che si sono sovrapposti all’occlusione mesociclonica e alle confluenze nate sul gust front del RFD.
Anche la forma del profilo verticale dell’imbuto, oltre chiaramente il momento e la posizione, suggeriscono la natura mesociclonica del vortice.
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