La testimonianza di Federico, un membro del nostro staff, ci racconta l’esperienza vissuta in prima persona durante la Tempesta Vaia (Vedi Report).
Quella Sera del 29 Ottobre 2018 lavoravo ancora sulle Dolomiti, era stata emessa l’ allerta meteo ma nessuno sapeva davvero quello che stava per accadere.
Avevo comunque avvertito la famiglia che la situazione era abbastanza nera e che c’era rischio frane.
L’allerta vento era stata emanata ma non certo si prevedevano i picchi di 200km/h dovuti a un mix di fattori come il downburst delle celle temporalesche uniti alla sostenuta ventilazione di scirocco costretta a sollevarsi a causa dell’orografia.
A quest’ora il vento iniziava ad aumentare, si era fatta notte, e già dalle 15 avevo acceso le luci in ufficio. Pioveva con un’ intensità che non avevo mai visto prima, secchiate d’ acqua dal cielo. Non c’era nessuno in strada perché scuole e uffici erano stati chiusi.
Sulle 18 il vento si fa sempre più violento e la luce inizia a tentennare, va e viene. Dopo dieci minuti la luce si spegne e la corrente non ritornerà più per molti, moltissimi giorni.
Dopo un quarto d’ora si sentono i vetri vibrare tanta la potenza del vento e mi chiedevo se si potessero spaccare.. chiamo la mia responsabile giù a Venezia e le dico che non potevo più usare il PC e che ero al buio. “Vai a casa” mi dice. Intanto i vetri che fanno un casino micidiale, fuori non si vedeva più nulla, solo vento e il rumore della pioggia.
Esco velocemente dall’ufficio, l’ ombrello che quasi mi vola via, ancora ricordo il bagliore dei lampi che illumina a giorno quel paesino del Cadore e poi la pioggia che mi bagna. Tuoni fortissimi, spaventosi, correvo, per la paura di non essere colpito. Faceva caldo, un ventaccio di scirocco inaudito.
Arrivo a casa fradicio, Davide, il titolare della Coop che abitava sotto di me mi presta una torcia, era buio pesto. “Cosa sta succedendo?” gli chiedo. Chiamo mia madre e mia nonna dicendo loro che era saltata la corrente. Avevo la piastra elettrica quindi addio cena. E addio riscaldamento.
Mi siedo sul letto e scorro velocemente i post su facebook : si parla solo della tempesta.
A una certa la linea telefonica della TIM smette di funzionare : nessun servizio. Provo il telefono aziendale che era Vodafone : ancora funziona, erano le 19.40. “Nonna, chiamami qui se vuoi, la TIM non funziona più, sta saltando tutto!” “Va bene, cerca di stare calmo” mi rassicura. E poi, dopo dieci minuti, nemmeno la Vodafone. Tutto morto. Linea telefonica, internet, SMS, riscaldamento, acqua calda.
Si sente solo il vento che pare adesso voglia sfondare le finestre. Chiudo gli scuri, non si sa mai, e che fatica per chiuderli. Gli abeti ondeggiano pericolosamente.
Poco dopo provo a mangiar qualcosa : una fetta di un panettone regalatami da un mio amico, non avevo nulla da mangiare freddo.
Subito dopo scendo da Davide, busso ma non mi risponde, quindi torno su. “Ma cosa sta succedendo? Non funziona nulla!” E poi avevo litigato con una persona che abitava a 1000 km a sud di me, avrei voluto riappacificarmi ma la linea telefonica era morta.
Provo a dormire, ma a fatica, d’ altronde sono le 21.30, é prestissimo. Mi sveglio varie volte ma ancora leggo “nessun servizio”. “Ma come? Di solito i blocchi sono momentanei!” E invece..
Sono le 6 del mattino, cacchio che freddo! Mi vesto ed esco, il vento si é calmato del tutto ma fa un freddo cane e vedo il chiarore della neve sulle montagne. Il fronte era passato ed era giunta aria ben più fredda. Decido di andare dai vigili del fuoco perché inizio a farmi prendere dal panico. “Ah ma sta nevicando!” e vedo i candidi fiocchi bianchi volteggiare illuminati dalla torcia del cellulare.
“Cosa succede??” “La corrente é saltata in tutta la provincia di Belluno, ci sono frane, tu stai a casa e non preoccuparti”. Mi dice il sindaco, dalla faccia stanca, d’altronde é stata tutta la notte con i vigili del fuoco. Si fa giorno e vado da Davide, mi fa un caffelatte e facciamo colazione insieme. Fuori nevica ancora. Ero stravolto.
Provo a fare una passeggiata per vedere se ricevo qualche notizia dai paesani. Pare che a nessuno prenda la linea telefonica. Sento il rumore dei generatori di corrente, “beh almeno loro possono scaldarsi” penso. Arrivo a metà strada tra il mio villaggio e quello di Selva di Cadore e una frana mi blocca la strada.
Nel frattempo pioveva e aveva smesso di nevicare. “Torno a casa”, era pericoloso, c’ erano masse di fango per la strada. Torno da Davide “C’é una frana” gli dico. In casa fa freddo e rimango da Davide perché ero in ansia e non sapevo cosa fare da solo.
Nelle ore successive arrivano i proprietari della casa con un generatore di corrente e finalmente posso lavarmi ed accendere il riscaldamento. Loro con la linea telefonica interrata riescono a chiamare ed ad avere la linea internet. Grazie a loro posso chiamare finalmente quella persona con cui avevo litigato e raccontarle di quello che era successo. Chiamo anche mia madre.
Ero vivo. E non era poca cosa! Vengo a sapere su facebook e dal gruppo meteo su WhatsApp che in tutto il Trentino e Veneto c’erano stati abbattimenti di boschi interi, frane e distruzione. Un macello! Uno scenario da apocalisse.
Leggo velocemente però, non potevo stare troppo tempo. Torno a casa, io e Davide ci facciamo una spaghettata ai frutti di mare, d’altronde i surgelati della Coop rischiavano di essere buttati. Wow, la prima volta che potevo prendere dal supermercato ciò che volevo.
Al pomeriggio non piove smette, io e Davide carichiamo i surgelati in macchina per portarli alla Coop di Selva, che era minuta di generatore.
Alla sera un attimino di nuovo dai vicini per fare una diretta su facebook e avvisare tutti di ciò che stava accadendo : ai tg ancora non dicevano nulla, d’ altronde eravamo isolati e le informazioni arrivavano a fatica.
Fortunatamente il giorno di Halloween riesco a trovare un passaggio per Vittorio Veneto grazie al fruttivendolo che rientrava a casa, e decido di tornare a casa dei miei per qualche giorno.
Scene di panico al benzinaio, code di auto non per i veicoli ma per ricaricare i generatori di corrente. Sull’orizzonte vedo gli alberi spezzati, sembravano fiammiferi.
Dopo qualche ora di viaggio in cui vidi con i miei occhi interi boschi rasi al suolo arrivo a Longarone dove finalmente prende la linea e poi a Vittorio Veneto salgo sul treno per tornare a casa.
Non smettevo più di parlare con i passeggeri di quello che mi era accaduto, erano increduli, d’altronde ai tg non dicevano nulla. Ecco quello che accade, rispetto ad altre persone non ho avuto nessun danno e ho potuto contare su un amico!
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