Il 26 aprile è un altro giorno della memoria, sono oramai passati più di 30 anni dalla catastrofe della centrale nucleare di Chernobyl, a Pripyat’ in Ucraina.
Facciamo un passo indietro nel tempo e andiamo alla giornata del 25 aprile 1986, dove è in corso nella centrale “un test volto alla valutazione” spiegano i tecnici “dei margini di sicurezza del reattore in condizioni di funzionamento a basso regime”.
Un esperimento, dicono, ma qualcosa va storto,.. È un test che si poteva evitare, dicono; o almeno lo si poteva fare in altre condizioni e circostanze, ma si decide di farlo di notte, quando la gente è stanca; quando c’è mancanza di personale e soprattutto si bada poco alle condizioni di sicurezza.
Ed è proprio di notte che avviene il “fattaccio”, precisamente alle 1, 23 minuti e 40 secondi, momento in cui un operatore preme il pulsante di emergenza.
Quattro secondi dopo l’energia sviluppata all’interno del reattore supera di cento volte il valore di sicurezza.
Sei secondi dopo le esplosioni devastano il reattore, provocando l’espulsione in aria di otto tonnellate di materiale radioattivo.
A livello meteorologico sulla zona vi era attivo un forte vento, che trasportò la nube radioattiva contaminando vaste aree di territorio dell’ex Unione Sovietica.
Secondo i rapporti ufficiali, 8.400.000 abitanti di quei paesi che oggi chiamiamo Ucraina, Bielorussia e Russia, vengono esposti alle radiazioni.
Nella notte fonda, fiamme altissime illuminano tutto il paese di Pripyat’.
E’ allarme per tutti… i pompieri si preparano, vanno a fare il loro dovere, correndo a spegnere il fuoco.
Ma purtroppo per loro, senza le protezioni adeguate, erano infatti senza la tuta adatta,..
Tre giorni dopo la catastrofe e nelle settimane seguenti vengono evacuate 404mila persone, ma milioni continuano a vivere nelle zone a rischio.
Più di mille autobus vengono mobilitati per ben 50mila abitanti della città di Pripyat, la più vicina alla centrale.
Tutti scappano da quella cosa e cercano di cambiare aria, aria che già per qualche giorno avevano già respirato normalmente, quell’aria “anormale”.
Pochi mesi dopo, ecco i primi morti: adulti, bambini,.. la causa è sempre la stessa: tumori, leucemia. I decessi accertati sono stati circa 4mila.
La nube radioattiva, trasportata dalle correnti raggiunse anche il nostro paese, infatti in quei giorni si formò un Anticiclone che portò correnti da est e ai primi di Maggio la nube radioattiva arrivò anche in Italia.
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